giovedì 7 ottobre 2021

TORNA INDIETRO! Invito al gioco

 

TORNA INDIETRO!  Invito al gioco

Un progetto di intervento per Piazza Maggiore, Bologna, 2004

Il tradizionale “Gioco dell’oca” si è trasformato qui in una mappa della città che cambia. La città è Bologna e  qui si fa  riferimento ai primi anni del 2000 in cui il grande cambiamento era orientato da due spinte forti: la cancellazione di luoghi di lunga tradizione per la cultura cittadina e la sacralizzazione benedicente.  Così in questa mappa-gioco alcune caselle sono state sostituite dalle immagini dei luoghi della “cancellazione” (il LINK, il TPO, l’ area EX-SEABO, la SALARA, i Centri di prima accoglienza per immigrati) e della sacralizzazione con San Petronio e Padre Pio benedicenti i luoghi, sempre più in estensione dal centro alle aree periferiche, dello shopping.

MA:

Chi si ferma nelle caselle dove c’è l’oca prosegue ricontando il numero fatto; se trova un’altra oca raddoppia. I giocatori che cadono nelle caselle n° 6,19,33,42,52,58 sono rinchiusi nel CPT: ( Centro Permanenza Temporanea) di Via Mattei per 60 giorni in attesa di espulsione dalla vita politica e civile.

 

Hidden Displays 1975-2020
Progetti non realizzati a Bologna

Un progetto di MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects
a cura di Elisabetta Modena e Valentina Rossi
Con il supporto di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e Fondazione de Mitri

Istituzione Bologna Musei
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Project Room
7 ottobre 2021 – 9 gennaio 2022
Presentazione del catalogo 7 ottobre ore 18.00

Alessandra Andrini, Sergia Avveduti, Riccardo Baruzzi, Riccardo Benassi, Francesco Benozzo, Davide Bertocchi, Christoph Büchel, William Burroughs, Calori & Maillard, David Casini, Cristian Chironi, Luca Coclite, Cuoghi Corsello, Ericailcane, Emilio Fantin, Flavio Favelli, Irene Fenara, Simone Forti, Francesca Grilli, Daniel Gonzàlez, Jannis Kounellis, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Fabio Mauri, Paul McCarthy, Matteo Meschiari, Giancarlo Norese, Francesca Pasquali, Stefano W. Pasquini, Chiara Pergola, PetriPaselli, Cesare Pietroiusti, Andrea Renzini, Davide Rivalta, Mili Romano, Andrea Salvatori, Marco Samorè, Enrico Serotti, Ivana Spinelli, Sissi, Luca Trevisani, Eldi Vejzai, Luca Vitone e ZimmerFrei.

La Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, spazio dedicato principalmente alla riscoperta di alcuni degli episodi culturali più stimolanti e innovativi originati in ambito bolognese e regionale, prosegue la sua attività con un nuovo progetto espositivo: Hidden Displays 1975-2020. Progetti non realizzati a Bologna, ideato da MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects e a cura di Elisabetta Modena e Valentina Rossi, che si realizza con il supporto della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e della Fondazione de Mitri di Modena.

La ricerca, l’esposizione e il volume edito da Edizioni MAMbo che esce in concomitanza con l’apertura della mostra nascono dal confronto tra due realtà: il MAMbo – punto di riferimento per l’arte contemporanea sul territorio bolognese ed emiliano-romagnolo – e MoRE, museo e archivio digitale che dal 2012 raccoglie, conserva ed espone virtualmente i progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo. Attraverso il sito moremuseum.org è possibile scoprire progetti artistici che non sono stati realizzati per motivazioni tecniche, logistiche, ideologiche, economiche, morali o etiche, oppure perché utopici o impossibili da tradurre in realtà. Lo scopo del museo è quello di valorizzare questi progetti archiviando, sistematizzando e valorizzando i documenti, le immagini e i testi donati dagli artisti, nonché organizzando mostre, sia online che offline, convegni e seminari.

Hidden Displays 1975-2020 scaturisce da una ricerca sviluppata sul territorio con l’obiettivo di rintracciare e studiare le mostre e le opere d’arte immaginate o progettate, ma non realizzate in ambito bolognese dal 1975, anno della nascita della Galleria d’Arte Moderna di Bologna nella sede di Piazza Costituzione progettata da Leone Pancaldi, a oggi.
Attraverso il lungo lavoro di ricerca in archivio e il contatto diretto con i protagonisti del sistema dell’arte che gravita intorno a Bologna, sono emersi ricordi, esperienze, testimonianze e documenti di numerose occasioni rimaste nei cassetti degli artisti e dei curatori.
In mostra sono visibili una cinquantina di tracce di un racconto di fatto ancora ignoto: i documenti archivistici e i progetti artistici sono volutamente presentati in modo non lineare e non cronologico.

Dalla ricerca sono emerse numerose occasioni espositive rintracciate grazie a un lavoro di scavo svolto principalmente nell’archivio del MAMbo e in quelli privati della città.
Gli archivi degli artisti hanno restituito una numerosa serie di progetti che sono illustrati in mostra secondo modalità discusse volta per volta con gli artisti stessi: alcuni hanno scelto di esporre i materiali originariamente sviluppati per la progettazione dell’opera poi non realizzata (documenti digitali o materiali analogici); altri hanno invece interpretato il lavoro in modo diverso, trasformando la documentazione progettuale in una traccia evocativa e utile a restituirne l’idea e il senso originari.

I progetti espositivi non realizzati dal 1975 ad oggi che sono emersi dalla ricerca sono proposti, ideati o sviluppati da curatori, artisti, critici e storici dell’arte: Lorenzo Balbi, Renato Barilli, Alberto Boatto, Palma Bucarelli, Maurizio Calvesi, Germano Celant, Giorgio Celli, Roberto Daolio, Mario De Micheli, Tano Festa, Guido Le Noci, Marinella Paderni, Concetto Pozzati, Maura Pozzati con Michele Corleone e Pierfrancesco Pacoda e Lea Vergine.

Le opere non realizzate sono invece state ideate e proposte da artisti legati al territorio per diverse ragioni: Alessandra Andrini, Sergia Avveduti, Riccardo Baruzzi, Riccardo Benassi, Francesco Benozzo, Davide Bertocchi, Christoph Büchel, William Burroughs, Calori & Maillard, David Casini, Cristian Chironi, Luca Coclite, Cuoghi Corsello, Ericailcane, Emilio Fantin, Flavio Favelli, Irene Fenara, Simone Forti, Francesca Grilli, Daniel Gonzàlez, Jannis Kounellis, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Fabio Mauri, Paul McCarthy, Matteo Meschiari, Giancarlo Norese, Francesca Pasquali, Stefano W. Pasquini, Chiara Pergola, PetriPaselli, Cesare Pietroiusti, Andrea Renzini, Davide Rivalta, Mili Romano, Andrea Salvatori, Marco Samorè, Enrico Serotti, Ivana Spinelli, Sissi, Luca Trevisani, Eldi Vejzai, Luca Vitone e ZimmerFrei.

In occasione di Hidden Displays 1975-2020. Progetti non realizzati a Bologna viene pubblicato un volume omonimo, curato da Elisabetta Modena e Valentina Rossi, edito da Edizioni MAMbo e realizzato su progetto grafico di Sartoria Comunicazione.
Il libro, che si apre con i saggi delle curatrici, organizza cronologicamente i risultati della ricerca, inevitabilmente non definitiva per il tema trattato, propone contributi scientifici e presenta i progetti e le mostre non realizzate come capitoli di una storia dell’arte contemporanea bolognese inedita e per forza di cose frammentata.
Il volume comprende inoltre una serie di interviste a figure che hanno caratterizzato la vita artistica della città quali: Adelaide Auregli, Renato Barilli, Franco Calarota, Mariuccia Casadio, Danilo Eccher, Silvia Evangelisti, Gino Gianuizzi, Claudio Marra, Simone Menegoi, Fabiola Naldi, Maura Pozzati, Anteo Radovan, Francesco Ribuffo, Giancarlo “Ambrogio” Vitali e Luca Vitone.
Il catalogo si chiude con una postfazione di Marco Scotti, mentre le schede critiche sono curate da Ilaria Bignotti, Anna Bottoli, Monica Masucci, Elisabetta Modena, Claudio Musso, Fabiola Naldi, Valentina Rossi e Anna Zinelli.

Durante il periodo di apertura della mostra è inoltre prevista la realizzazione di progetti emersi nella ricerca ed esposti in Project Room. Si inizierà sabato 11 dicembre 2021 con un progetto non realizzato di Emilio Fantin. Nella volontà delle curatrici non si tratta di re-enactment di opere ma piuttosto di post-enactment, ovvero di una pratica curatoriale che prevede la messa in scena, l’allestimento o la realizzazione di un’opera nata originariamente in un contesto specifico, non realizzata, e prodotta poi in un’altra situazione (in alcuni casi anche per mano di persone diverse).

Per comprendere a pieno il senso di Hidden Displays 1975-2020, sono le stesse curatrici
Elisabetta Modena e Valentina Rossi a offrire una chiave di lettura:
Nelle nostre intenzioni, questo volume e questa mostra non sono da intendersi come una
sfilata di fallimenti. Al contrario, i progetti qui raccontati aprono infatti una riflessione
sul labile confine tra ciò che può essere definito come realizzato e ciò che non può
esserlo, perché i progetti qui presentati sono stati pensati, studiati e proposti: la loro
dimensione materiale e reale sarà evidente nella Project Room del museo, in cui si
affolleranno testi, bozzetti, maquette, carteggi, disegni, planimetrie, render, video,
fotografie, appunti, ma anche idee, visioni, e speranze
”.


MoRE. a Museum of Refused and Unrealised Art Projects nasce come progetto
dell’Associazione Culturale Others ed è membro di CAPAS (Centro per le Attività e le
Professioni delle Arti e dello Spettacolo) dell’Università di Parma. È composto da: Corrado
Beldì, Ilaria Bignotti, Cristina Casero, Irene Guzman Craighero, Francesca Modena, Nina
Però, Alberto Salarelli, Marco Scotti, Vanja Strukelj, Francesca Zanella e Anna Zinelli.
Assistente curatoriale e coordinamento generale: Anna Bottoli
Organizzazione: Monica Masucci

 



martedì 9 febbraio 2021

Mili ROMANO, Gioco d'azzardo, intervento urbano per "Note di sguardi", a cura di Giovanna Sarti, Gino Gianuizzi, Eva Scharrer


Immagini, note di sguardi

Cervia - Bologna - Berlin/Pankow


Ideazione:

Giovanna Sarti


A cura di:

Eva Scharrer, Pankow-Berlino / Gino Gianuizzi, Bologna / Giovanna Sarti, Cervia


”Ogni immagine è una visione ricreata o riprodotta. È un’apparenza o un insieme di apparenze, isolata dal luogo e dal tempo in cui si è manifestata la prima volta e conservata, per qualche istante o per qualche secolo.”

Ogni immagine incorpora un modo di vedere.


John Berger, Ways of Seeing,1972


Il progetto Immagini, note di sguardi nasce a Cervia, centro balneare della Riviera Adriatica romagnola, luogo per sua natura predisposto alla contaminazione e alla diffusione di ricordi. Nasce da un’idea di Giovanna Sarti, artista attiva fra Cervia e Berlino; ha trovato la complicità di Bianca Verri, presidente del quartiere Zona1 di Cervia e di Eva Scharrer e di Gino Gianuizzi che hanno contribuito alla selezione degli artisti per Berlino e Bologna. 

Immagini, note di sguardi è un progetto in progress che nel corso di un anno prevede l’affissione in spazi urbani di trentasei manifesti in formato 70x100cm, immagini realizzate da trentasei diversi artisti internazionali. Ogni mese, a partire dal mese di settembre 2020, simultaneamente a Berlino a Bologna e a Cervia verranno affissi tre manifesti realizzati da tre artisti scelti fra quelli selezionati dai tre curatori, dunque uno da Berlino, uno da Bologna, uno da Cervia. Prossimamente altre città entreranno a fare parte del circuito. I luoghi individuati nelle città sono esemplari, adiacenti ad archivi visivi e biblioteche: un rimando a un rapporto antico di funzione narrativa dell’immagine. 

Spesso pensiamo per immagini, colpisce la natura immateriale dell’immagine e insieme la sua concretezza, che ne fa la ‘cosa’ che sostanzia il discorso, che materializza le parole. Dove il verbale non riesce ad arrivare l’immagine è in grado di dire senza sforzo e di farsi capire. Esistono anche immagini ingannevoli, immagini manipolate: non c’è innocenza nell’immagine, ma certo rimane un grado originario di verità dell’immagine che sta prima dello sguardo. Lo sguardo è la nostra lettura, il processo attraverso il quale ci appropriamo di quell’immagine: un processo generalmente inconsapevole, automatico, cieco. Lo sguardo incontra migliaia di immagini ogni giorno e le sovrappone instancabilmente, incalzato dall’insorgenza di immagini nuove che spingono via quelle appena visualizzate in un movimento continuo. 

Immagini, note di sguardi è una sospensione del flusso, una pausa, uno iato, uno spazio di riflessione, un invito a pensare. Si attua tramite un dispositivo fisico elementare costituito da un supporto metallico su cui con cadenza regolare saranno affisse le immagini realizzate dai trentasei artisti. Chi vive i luoghi delle città quotidianamente o chi li attraversa per caso incontrerà inaspettatamente questi elementi che increspano la quotidianità del solito paesaggio urbano. Un vortice di immagini che si rincorrono e si combinano arbitrariamente innescando racconti spezzati, forse leggibili anche come un cadavre exquis, oppure segmenti individuali di altre storie, o visioni risolte e definitive. Sono immagini che si regalano allo sguardo, senza parole di accompagnamento, e che richiedono la complicità di chi le incontra per essere dette, per farsi racconto, per inventare storie mai pensate.





Dallo scaffale di una teca un paio di occhiali, abbandonando l’immobilità di una collezione di oggetti personali dell’adolescenza, invita ad uno sguardo altro. Nel flusso molteplice della strada, della memoria, delle emozioni, aprendoti all’hasard, alla casualità degli incontri, osa l’”azzardo”!


Gamble From the shelf of a display case a pair of glasses, abandoning the stillness of a collection of personal objects of adolescence, invites us to take a differente look. In the multiple flow of the road, of memory, of emotions, opening yourself up to the hazard,, to the randomness of encounters, dare to “gamble”!

lunedì 1 aprile 2019

SPAZIO LAVI’ , Bologna, mostra collettiva BABY BOOMERS, aprile 2019

Là dove tutto è cominciato.
Una vecchia idea di installazione di sedute in area verde
Fusione in bronzo, 1991/ 2019 (prima apparizione in pubblico)

Primi anni ’80. In me le tracce delle strade e della piazza del ’77. Quell’anno studiavo le città
della letteratura e traducevo Michail Bachtin: la piazza come spazio-tempo di una parola e di
un corpo liberati, nel rovesciamento delle verità assolute codificate dai poteri e dai sistemi.
Da una parte l’impegno per trasformarmi e trasformare, dall’altra ciò che vedevo e che dalle
mie mani usciva erano grumi, concrezioni di pensieri e desideri pietrificati, rizomi, frattali,
arie, sedimentazioni incompiute di materie portate dal vento. Lo spazio esterno come
scenografia dell’io suscitava intolleranza. Primi pensieri sull’arte pubblica, cere senza calco,
bronzi il cui risultato era dato dall’errore, una fusione sbagliata apriva nuove strade. La
materia in rivolta contro la forma che le avevo dato. Intanto, in movimento parallelo e legato
a quelle forme, visioni proliferanti di omini in fuga: la mia generazione.
Il problema adesso, come allora: uscire dall’io e incontrare il noi, senza demagogie.
Quell’omino sparisce per un po’ e poi si ripresenta…con scala o senza, da allora continua ad
andare, inquieto e in una ricerca infinita.




venerdì 1 febbraio 2019

Onde dorate/Golden waves. Let’s save them, let’s save ourselves, con Cuore di pietra. Febbraio 2019

Un segno di dissenso, un’esortazione alla solidarietà. Dal Comune di Pianoro e dall’associazione “Cuore di
pietra” un’installazione temporanea e in progress di Mili Romano: un invito a cittadini e istituzioni ad
esporre alle finestre una coperta isotermica (quella in cui vediamo avvolti i migranti nelle convulse azioni
di salvataggio in mare) piegata in due come segno di apertura in difesa degli ospiti stranieri ma anche in
difesa di noi stessi e della nostra umanità.
Negli ultimi due anni Cuore di pietra a Pianoro ha lavorato a percorsi di integrazione attraverso l’arte
pubblica collaborando con l’associazione onlus Mondo Donna (www.mondodonna-onlus.it ), la
Cooperativa Sociale Arca di Noè e con gli ospiti stranieri di queste due strutture di accoglienza presenti sul
territorio. Dagli incontri con i migranti e in dialogo anche con una classe della scuola media V. Neri, sono
nate le due nuove installazioni delle giovani artiste allieve dell’Accademia di Belle Arti di Bologna
Arconthia Bezoni Pezoni e Valeria Notarangeli..










mercoledì 1 gennaio 2014

Per PAISITOS, un progetto multidisciplinare di Giulia Cilla sulle politiche memoriali e affettive nel cono sud dell’America latina, cartoline, Musèe de l’Ohm, Bologna 2014

Un progetto di Giulia Cilla a cura di Katia Baraldi ,. Paisitos è un progetto artistico multidisciplinare sulle politiche memoriali e affettive nel cono sud dell’America Latina (Argentina, Uruguay, Cile). 
Per Musée del OHM è stata aperta una call ad inviti di arte correo (arte postale), dedicata alla contraddittoria legge di amnistia dell’Uruguay a favore delle giunte militari degli anni ’70, colpevoli di crimini contro l'umanità, che in ben due plebisciti (1989 e 2009) non fu possibile abrogare per la vittoria dei NO. Obiettivo di questa iniziativa è al contempo di riflettere sulle ragioni di questo risultato e di riattivare una pratica artistica dissidente utilizzata in Sud America come forma di lotta, per cambiare di segno con gli strumenti dell’arte all’esito della storia.

lunedì 13 maggio 2013

Dea Madre

Installazione di un distributore di palline,

Mostra Autoritratti a cura di Uliana Zanetti,
Mambo, Bologna 2013


Dea Madre ha avuto inizio nel settembre del 2012 ed è proseguito fino all’inaugurazione e poi
alla chiusura della mostra Autoritratti, al Mambo di Bologna da maggio a settembre 2013.
Ho dato una pallina allo staff del Museo, alle artiste e alle curatrici della mostra, agli artisti
amici, agli amici, agli amori, ai miei studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bologna e a tutti
coloro con i quali ho lavorato e lavoro nel corso dei miei progetti di arte pubblica e
partecipativa.
Ho chiesto loro di intervenire all’interno della pallina con un segno, un’“opera”, un oggetto che
li rappresentasse e che fosse legato alla loro identità.
60, quanti erano i miei anni, sono le palline che ho fatto io.
200 sono state le palline realizzate per l’installazione originaria presentata all’inaugurazione.
Da quel momento anche il pubblico ha potuto, se lo desiderava, condividere questo scambio di doni: prendendo una pallina vuota che avrebbe trovato
accanto al distributore automatico; intervenendo al suo interno con un segno di identità e di
autorappresentazione.
La pallina ha il diametro di 6 cm. : poteva essere portata a casa oppure poteva essere portato da
casa un qualcosa che potesse essere introdotto nella sfera al momento della visita al Museo.
Questo è stato un lavoro in progress in cui il passato ( il momento della preparazione e della
crescita del lavoro), il presente e il futuro ( il lavoro nel suo evolversi), insieme alla lenta cura e
ad una trasformazione continua, sono stati una progressiva sollecitazione alla sua rigenerazione
attraverso lo scambio di piccoli doni.

clicca qui per il video












martedì 29 novembre 2011

ITALIA, 2011

Dal 29 novembre 2011 al 29 gennaio 2012, la Collezione Permanente del MAMbo (Museo
d’Arte Moderna di Bologna), ha ospitato il progetto "Italia" ideato da Mili Romano in occasione
dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il lavoro si è articolato nella proiezione di un’opera-video, la
cui sinossi riportava una citazione di Giacomo Leopardi tratta dal Discorso sopra lo stato
presente dei costumi degl’italiani , e in un’azione-performance. Nel video, Mili Romano ha
proposto una ricognizione personale delle vicende della Repubblica italiana, in cui ricordi
autobiografici si intrecciano con vicende emblematiche della storia nazionale.
Contemporaneamente, l’artista, ogni giorno, seduta su una sedia appartenuta ai nonni, ha letto
alcune pagine a lei care della letteratura italiana dall’Ottocento ad oggi. Lo stesso hanno fatto
tutti coloro che hanno voluto partecipare spontaneamente all’iniziativa. Ognuno ha lasciato
traccia del proprio passaggio, deponendo il libro scelto ai lati della sedia, per poi ritirarlo
durante la serata finale del progetto, nella quale si è svolta una intensa maratona di lettura.






















lunedì 13 giugno 2011

Servabo, Cuore di pietra 2011


Citando un prezioso libretto sulla memoria di Luigi Pintor : " Servabo: Conserverò, terrò in serbo, o anche servirò, sarò utile", un tavolo-panca nel giardino antistante la biblioteca si offre come oggetto di "design urbano". Su di esso, attraverso "Cuore di pietra" generazioni diverse di bambini e di ragazzi hanno lasciato un segno della propria identità. La forma è quella del punto interrogativo, per la quale alla fine si è optato, contro un bell'esclamativo troppo accomodante. Per lasciare un dubbio che ancora una volta, in maniera critica e attiva, sia continuo pungolo ad interrogarsi sulla città, sullo spazio pubblico e la sua cura, e sugli spazi di democrazia. Un punto interrogativo perché non ci si vuole fermare compiaciuti per il già fatto, con la consapevolezza che molto ancora si potrebbe e si dovrebbe fare. Un punto interrogativo perché sappiamo quanto, almeno nel nostro paese, valga più l'immagine effimera e di rapido consumo che ciò che innesca un cambiamento e una attiva capacità critica consapevoli. Un punto interrogativo che sia sfida all'oblio strumentale e a letture travisanti e alla memoria di breve durata. Parti delle mappe riprodotte sul tavolo-panca sono state realizzate nel corso di un workshop tenuto insieme a Mona Lisa Tina con i ragazzi dei gruppi di aggregazione giovanile di Pianoro/ Carteria (in collaborazione con "Casa Arcobaleno" e la ASL di Pianoro).

giovedì 13 gennaio 2011

Mili Romano con Studio Pippo Ciorra, "Passaggio di luce"

Nell’area in cui si trovava un vecchio gazebo di legno dove gli abitanti nelle sere d’estate si ritrovavano a giocare a carte si trova “Passaggio di luce”, un'opera in ferro e vetro colorato di Mili Romano realizzata con la collaborazione tecnica degli architetti Pippo Ciorra, Emanuele Marcotullio e Raffaella Coppari . Nato da un esplicito desiderio degli abitanti di via Bolognesi di  avere uno spazio che ricordasse il loro vecchio gazebo, esso è la riconsegna agli abitanti del paese e dela vecchia Via Pierino Bolognesi, dell’antico spazio proiettato verso un nuovo utilizzo polifunzionale e creativo. Il progetto è stato realizzato con un finanziamento della Regione (Legge 16/02) . Su una sezione delle ante di vetro sono riportati, in sabbiatura, alcuni segni della mappa “Pianodoro” di Sabrina Torelli, realizzata nel corso di un workshop con una classe della scuola elementare e il cui originale, in stampa su PVC, si trova al centro Diurno E. Giusti.









sabato 1 gennaio 2011

Album di figurine

L'album di figurine riassuntivo di tutte le attività di Cuore di Pietra 2005/2011 è stato in vendita presso tutte le edicole di Pianoro e Rastignano e in alcune edicole di Bologna, ed è stato distribuito in tutte le scuole del territorio. Adesso è acquistabile in cofanetto collezione completa presso CorrainiMAMbo artbookshop o può essere richiesto direttamente alla casa editrice.
L'album è un progetto di Mili Romano con la collaborazione grafica di Roberta Contarini

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