Là dove tutto è cominciato.
Una vecchia idea di installazione di sedute in area verde
Fusione in bronzo, 1991/ 2019 (prima apparizione in pubblico)
Primi anni ’80. In me le tracce delle strade e della piazza del ’77. Quell’anno studiavo le città
della letteratura e traducevo Michail Bachtin: la piazza come spazio-tempo di una parola e di
un corpo liberati, nel rovesciamento delle verità assolute codificate dai poteri e dai sistemi.
Da una parte l’impegno per trasformarmi e trasformare, dall’altra ciò che vedevo e che dalle
mie mani usciva erano grumi, concrezioni di pensieri e desideri pietrificati, rizomi, frattali,
arie, sedimentazioni incompiute di materie portate dal vento. Lo spazio esterno come
scenografia dell’io suscitava intolleranza. Primi pensieri sull’arte pubblica, cere senza calco,
bronzi il cui risultato era dato dall’errore, una fusione sbagliata apriva nuove strade. La
materia in rivolta contro la forma che le avevo dato. Intanto, in movimento parallelo e legato
a quelle forme, visioni proliferanti di omini in fuga: la mia generazione.
Il problema adesso, come allora: uscire dall’io e incontrare il noi, senza demagogie.
Quell’omino sparisce per un po’ e poi si ripresenta…con scala o senza, da allora continua ad
andare, inquieto e in una ricerca infinita.